Una rete di giovani per dare voce al silenzio

10.12.2024

«La poesia che ho letto a mia madre le ha dato la forza necessaria per farmi una rivelazione completamente inaspettata: anche lei ha subito la mutilazione genitale quando era piccola». Sono parole di Gracefield Afanga, ventenne attivista di origini nigeriane presente lo scorso 4 dicembre allo Spazio Europa di Roma per l'evento conclusivo del progetto, cui lei stessa ha aderito, Y-Act (Youth in Action for Change). Un'iniziativa promossa da Amref Health Africa Italia in collaborazione con l'Associazione Le Réseau, il Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane e l'Università di Milano Bicocca. Sono, quelle della giovane attivista, dichiarazioni che contengono due elementi riassuntivi di questo progetto per sensibilizzazione sulla pratica delle mutilazioni genitali nei confronti del genere femminile: la mancanza di comunicazione e il fatto che la pratica è spesso attuata in tenera età.

Non è un caso che il titolo della campagna sia "Diamo voce al silenzio". Un silenzio che finora ha avuto il ruolo di vero nemico. Il problema delle mutilazioni genitali nel mondo è ancora sostanzioso: almeno 200 milioni di donne hanno subito questo trattamento rischioso e doloroso. In Europa oltre 600.000 hanno già vissuto questa pratica mentre altre 180.000 ragazze sono a rischio ogni anno. In Italia si stima che oltre 87.000 donne siano state sottoposte a questo e che più di 5.000 giovani siano ancora in pericolo. Nei Paesi del Corno d'Africa, Somalia, Eritrea, Gibuti, le mutilazioni riguardano oltre il 90% delle donne. Più in generale, questa pratica risulta essere maggiormente diffusa in trenta Paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Le mutilazioni espongono anche al rischio di infezioni nonché di varie complicazioni durante il parto. In molti casi, inoltre, si corre il rischio del decesso della ragazza sia nell'immediato che nei tempi successivi. Il silenzio cui si fa riferimento nasce da una serie di elementi su cui dover lavorare: in moltissimi Paesi è una pratica radicata nella cultura e su cui pesa il veto della tradizione che la vede come un elemento salutare.

La poesia cui fa riferimento Gracefield Afanga è stata presentata durante l'evento conclusivo di Roma e la rivelazione da parte della mamma è arrivata, inaspettatamente per la figlia, alla vigilia: «Si tratta di una pratica assai radicata nella cultura. Ma solo essere qui e parlarne è un passo in avanti. Il cambiamento non avviene in un istante ma con un impegno quotidiano» ha ammesso ancora la giovane, che da sempre si dà da fare nell'attivismo a favore dei minori. La vera forza di Y-Act sono i giovani, schierati in prima linea nella sensibilizzazione nei confronti di questa pratica: una rete importante che si è posta come uno dei principi quello di «ascoltare prima di parlare», consapevoli che proprio i giovani hanno il compito di costruire un mondo migliore. Una rete che mira ancora ad allargarsi tramite la ricercata «comunicazione tra pari» che si tramuterebbe in un'importante modalità di sensibilizzazione.

I giovani che hanno aderito a questo progetto hanno scritto un manifesto in cui sono contenuti alcuni punti fondamentali per trattare questo argomento. Un documento che raccoglie i principi, gli impegni e le proposte di cambiamento delle comunità coinvolte, con l'obiettivo di abbandonare le mutilazioni e promuovere una cultura basata sulla parità di genere e il rispetto dei diritti umani. Tra i punti più importanti vi sono quello di comunicare nel modo giusto tanto nei propri rapporti personali quanto a livello di sensibilizzazione generale, e informare creando anche uno spazio sicuro per le donne e garantendo un'adeguata assistenza sanitaria. «Per me il punto più importante di questo manifesto è il settimo. Facilitare il dialogo intergenerazionale creando eventi periodici per l'apprendimento reciproco, la condivisione di esperienze e lo scambio di opinioni e obiettivi. Ogni altro punto del Manifesto è ad esso legato» ha ammesso Rediat Lencho Dakebo, altra giovane presente all'evento e che ha aderito al progetto. Un altro punto cui i giovani hanno dato rilievo è il mancato controllo della pratica: nonostante in molti Paesi la mutilazione genitale femminile sia fuorilegge, viene ancora praticata in modo illegale. Non si parla di una pratica che ha delle basi nelle culture locali ma vi è anche un'informazione non corretta in merito: molti ritengono che sia qualcosa che dà dei benefici a livello di salute quando, in realtà, vi sono solo dei lati negativi. Ma l'iniziativa non si ferma qui: il percorso intrapreso culminerà con un evento internazionale previsto a Bruxelles il prossimo 6 febbraio 2025, in occasione della Giornata Internazionale della Tolleranza Zero verso le Mgf.


L'Osservatore Romano - 10/12/2024

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