Metà della popolazione dello Zimbabwe soffre la fame per la siccità

18.01.2025

Nessuna luce in fondo al tunnel della grave siccità nello Zimbabwe. Solo quella del sole che continua a inaridire terreni e a valorizzare ogni goccia d'acqua a disposizione. Lo Zimbabwe soffre ancora i danni causati dal fenomeno atmosferico noto come El Nino, che negli ultimi mesi ha scatenato importanti conseguenze legate alla siccità. Uno su tutti la riduzione dell'accesso al cibo: si è stimato che metà della popolazione zimbabwese abbia sofferto la fame a causa dell'indisponibilità di risorse. Sopratutto il mais, le cui piantagioni hanno sofferto in larga scala la siccità.

«Sicuramente queste condizioni hanno aumentato la fame nello Zimbabwe, un Paese che di suo sta già vivendo una situazione politica che ha aggravato molto questa situazione» ha affermato al nostro giornale un sacerdote in missione nel Paese africano, che per motivi di sicurezza chiede l'anonimato. Si tratta della «peggior siccità dall'indipendenza dello Zimbabwe» ha ammesso nei giorni scorsi il ministro dell'Agricoltura dello Zimbabwe, Anxious Jongwe Masuka, il quale ha, però, assicurato che c'è cibo a sufficienza per sfamare tutta la popolazione almeno fino a marzo di quest'anno.

Tra i danni principali della siccità vi sono anche quelli economici: l'aridità dei terreni ha imposto una seconda piantagione ampliando ancor di più il divario tra le fasce sociali della popolazione nel segno di una marcata povertà. Alcuni agricoltori, infatti, non si sono potuti permettere una nuova piantagione a differenza di altri facendo così riscontrare una difficoltà finanziaria e una spaccatura. Conseguentemente ne ha risentito anche l'inflazione, innalzatasi a seguito dell'aumento dei prezzi del cibo dovuto alla scarsità di prodotti. «Si vive molto questa divisione a livello sociale, una situazione rimasta invisibile — ha osservato il religioso —. Questa spaccatura la si nota sia dal punto di vista educativo che dal punto di vista delle risorse. Quest'ultime sono moltissime, lo Zimbabwe è uno dei Paesi più ricchi di tutta l'Africa a livello minerario. Tuttavia, anche queste ricchezze sono distribuite male. In questo momento hanno trovato delle risorse di acque termali per l'elettricità ma il progetto è stato venduto ai cinesi», continua il missionario.

Non solo gli esseri umani: secondo le ultime notizie, anche gli animali stanno soffrendo le gravi condizioni climatiche. Qualche giorno fa è circolata la notizia della morte di 19 ippopotami a causa della siccità e dell'assenza di acqua. Il tema si lega anche alla gestione del parco nazionale del Paese: «Sta prendendo piede una politica di affittare o vendere parti del parco nazionale ai privati. Ciò porta a una cattiva gestione degli animali. I privati ricevono cacciatori da tutto il mondo per far uccidere gli animali in cambio di denaro», afferma il missionario, richiamando alla memoria la morte di 45 elefanti avvelenati per rubare loro le zanne.

Il precario contesto climatico e sociale dello Zimbabwe non preclude, tuttavia, alcuni spazi di speranza: il presidente Emmerson Mnangagwa ha firmato il decreto per l'abolizione della pena di morte, a distanza di quasi 20 anni dall'ultima esecuzione.

Ma la siccità rende difficile la vita nel Paese dell'Africa australe e acuisce la povertà spingendo molti giovani a migrare. Un altro problema che negli ultimi tempi si è rivelato importante è quello delle persone che dallo Zimbabwe, a causa della siccità e della povertà, emigrano verso il Sud Africa. La ricerca di una nuova vita e di una nuova condizione viene però sommersa da un clima di persecuzione. Si tratta di un cammino lungo, in cui si diffondono anche rapimenti e violenze, che culmina negli accampamenti che si trovano al confine. Chi riesce ad arrivare in una città come Johannesburg incappa, invece, in un sistema che porta il migrante a vivere in una struttura decrepita e sovraffollata in cui le condizioni igieniche sono precarie. «Abbiamo ricevuto qui i corpi di cinque ragazzi che sono stati uccisi in Sud Africa. I giovani cercano in tutti i modi un luogo in cui poter lavorare e aiutare la famiglia con i soldi. Ma secondo il punto di vista sudafricano questo fatto toglie lavoro e disponibilità alle persone locali» conclude il missionario.


L'Osservatore Romano - 18/01/2025

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