L'Africa di cui non si parla

24.05.2024

In vista della Giornata dell'Africa di mercoledì 25 maggio è stato presentato a Roma un dossier dell'ong Amref, che promuove progetti sanitari nel continente africano, volto ad analizzare come e quanto i media italiani parlano di Africa. Il rapporto, denominato «L'Africa mediata» e curato dall'Osservatorio di Pavia, si divide in due fasi: la prima analizza l'informazione complessiva su Africa, persone africane e afrodiscendenti nei media tradizionali italiani. La seconda si focalizza, invece, sulla rappresentazione mediatica e sulla presenza nei social network dell'attivismo giovanile africano. Elementi interessanti che spiegano come, nonostante ci siano diversi valori da poter raccontare, storie e grandi cambiamenti in atto rappresentati anche da giovani impegnati in un futuro sostenibile, la figura dell'Africa trasmessa in Italia sia quasi sempre quella di un continente costantemente alle prese con il problema migratorio e di cui vengono messi in mostra per lo più elementi negativi e drammatici. Un punto in comune che hanno i media italiani è legato al fatto che di Africa se ne parla prevalentemente tramite racconti ambientati in Italia: «Il dato più preoccupante è che oltre il 70% delle notizie sull'Africa, più numerose rispetto agli anni precedenti, sono ambientate in Italia. Dunque, la conseguenza delle migrazioni o i problemi che ci sono nel nostro paese in merito», ha ammesso Guglielmo Micucci, direttore generale di Amref Health Africa in Italia. Di fatto, come si apprende dal rapporto, l'argomento maggiormente trattato è quello delle migrazioni, un dato in aumento anche per via dell'impegno del governo italiano rispetto alle questioni africane, dal memorandum Ue-Tunisia al Piano Mattei passando per il patto Italia-Albania. L'Africa che esiste oltre gli sbarchi e le emergenze, fatta di giovani e di tante storie, viene spesso sovrastata da notizie di sbarchi e fatti di cronaca che hanno disegnato un continente in continua emergenza. L'attenzione verso notizie direttamente legate a persone, temi e fatti del continente africano, infatti, rimane decisamente bassa con una media dell'1,9%.

Solo 0,1% è, invece, la triste percentuale legata alla copertura, sui mezzi di comunicazione tradizionali, di iniziative a sfondo giovanile e di attivismo africano. È stato rilevato, infatti, che nei notiziari in prima serata vi è un esponente di attivismo africano ogni 919 intervistati. Si specifica come, inoltre, solo una voce su cinque sia donna. Nei telegiornali compare un'attivista africana ogni 4.200 intervistati. «Vedendo i risultati c'è il bisogno di continuare con la nostra azione affinché le cose cambino. I social network ci permettono di mettere in mostra quel volto che spesso viene nascosto», ha affermato Coumba Aw, giovane attivista senegalese presente all'evento. Un possibile problema legato a questo aspetto è un interesse per l'Africa spinto prevalentemente da preoccupazioni interne. Sono dunque, i social, l'unico mezzo che può dare loro spazio. Lo studio portato avanti da Amref, tuttavia, ha messo in luce anche una visibilità ridotta dei loro profili: delle 36 attiviste africane prese in considerazione, solamente 7 raggiungono su Facebook una visibilità che supera i 50 post. Numeri che mettono in luce una propensione a trasmettere quasi esclusivamente elementi negativi o collegati direttamente all'Italia: da qui nasce l'idea di voler rendere l'Africa soggetto e non oggetto del discorso, come accennato nella fase introduttiva del dossier.


L'Osservatore Romano - 24/05/2024

© 2024 Matteo Frascadore. Tutti i diritti riservati.
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia