In Brasile oltre la metà dei fiumi è a rischio

27.02.2025

Più della metà dei fiumi del Brasile è a rischio per l'eccessivo sfruttamento delle falde acquifere sotterranee utili ai fini dell'irrigazione agricola. L'allarme sui fiumi in questione è il risultato di uno studio condotto dall'università di San Paolo e pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Secondo questo studio, l'estrazione intensiva di acqua da parte delle industrie e dei produttori agricoli ha ridotto drasticamente la portata dei fiumi, compromettendo gli ecosistemi acquatici e l'approvvigionamento di diverse regioni del Paese. In particolare, i ricercatori hanno analizzato i vari dati provenienti da alcuni bacini fluviali brasiliani (17.972 pozzi distribuiti su tutto il territorio nazionale) scoprendo che un prelievo eccessivo di acqua influisce direttamente sul flusso dei fiumi. Il problema è aggravato nel momento in cui è presente anche una forte siccità che pesa su una situazione già compromessa.

L'indagine ha evidenziato come il 55,4% dei pozzi analizzati presenti livelli d'acqua al di sotto della superficie dei fiumi più vicini e che il volume idrico è critico in varie regioni. Si amplia, così, la paura di crisi idriche future. Secondo uno studio del 2021, condotto da Ricardo Hirata e collaboratori, in Brasile vi erano circa 2,5 milioni di pozzi tubolari e oltre l'88% di essi erano illegali e privi di licenza o registrazione per il pompaggio.

Quasi il 70% dei fiumi che hanno presentato questo problema appartiene a zone aride e con un'intensa attività agricola. Un esempio è quello del bacino del São Francisco: in questa area il 61% dei fiumi analizzati presenta un potenziale di perdita a livello di portata idrica. L'eccessivo utilizzo di acque sotterranee può compromettere la disponibilità di acqua nei fiumi.

Altra area a serio rischio è quella della regione occidentale della Bahia, nel nordest del Brasile: «Per la prima volta in questo luogo sono apparsi segnali di deserto. I movimenti popolari lo hanno battezzato "la morte delle acque". Non è una coincidenza che, in questo stesso anno, la Bahia sia diventato lo stato in cui operano più strutture di irrigazione estensiva nei latifondi di monocultura», racconta ai media vaticani Dario Bossi, missionario coordinatore provinciale dei comboniani in Brasile. Nei suoi anni di missione si è occupato anche delle comunità colpite dalle violazioni socio-ambientali per differenti cause. La situazione drammatica dei fiumi è legata anche all'agrobusiness: «Si fa uso intensivo di concimi chimici e veleno, contaminando i fiumi e le falde acquifere. Quasi 500 pesticidi vietati in Europa sono venduti liberamente in Brasile», ammette il missionario Cocmboniano.

Il rischio in queste aree è stato confermato anche da professori e ingegneri che stanno seguendo l'evolversi della situazione. Lo scenario che sta vivendo il Brasile risulta non essere nuovo nel mondo: «Questa situazione è già stata osservata in India e California. Il Brasile potrebbe affrontare gli stessi problemi qualora non ci sia una corretta pianificazione», avverte Paulo Tarso Sanches de Oliveira, uno degli autori dello studio, in un'intervista all'agenzia Fapesp. In conseguenza di questo, le possibili soluzioni sono il poter integrare la gestione delle acque superficiali a quelle sotterranee e usare il telerilevamento per tentare di fare una mappatura.

In conclusione, questo problema negli ultimi anni ha causato anche alcuni disagi alle popolazioni locali. «L'anno scorso — conclude Dario Bossi —, con l'abbassamento delle acque e l'aumento della temperatura atmosferica, il lago Tefé, in Amazzonia, ha raggiunto l'impensabile temperatura di 39 gradi. Sono morti molti pesci tipici della regione. Le comunità hanno, così, perso una delle loro fonti di approvvigionamento. Inoltre, i fiumi sono le principali vie di comunicazione e trasporto in Amazzonia. In questo modo molte famiglie restano isolate e senza accesso ai servizi di salute e educazione, oltre che all'acqua potabile».

Una situazione che preoccupa già da anni e che si va aggravando. Già nel 2017 era stato registrato un aumento significativo dei casi di ipertensione tra gli abitanti di un piccolo villaggio sulla costa dell'Alagoas, che consumano acqua dal fiume São Francisco. In seguito si era scoperto che il problema era legato alla maggior presenza di sale dentro il fiume. Un aumento dovuto all'intrusione di acqua di mare nel bacino, a seguito della riduzione della sua portata.


L'Osservatore Romano  - 27/02/2025

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