Guerra e riarmo I ragazzi tra paura e realismo

29.03.2025

Difesa? Diplomazia? Riarmo? L'aumento di informazioni, a volte contraddittorie, diffuse dai media, che hanno provato ad esaminare un tema sfuggente, quello dell'azione dell'Unione Europea in merito al conflitto in Ucraina, ha avuto come effetto anche una reazione "europeista" da una parte dell'opinione pubblica. Il "sogno europeo", inevitabilmente mutato nel corso degli anni, ha ripreso quota nel contesto ampio e confuso, del riarmo: una questione divisiva tanto per le politiche comuni tra gli stati membri dell'Ue quanto per quelle dei singoli Paesi.

Un tema dentro cui sono stati catapultati anche i giovani, costretti sino ad ora ad essere meri spettatori dei fatti di guerra. Si sta parlando, forse per la prima volta in modo consistente, di una possibile iniziativa unitaria da parte dell'Europa e ciò ha portato moltissimi ragazzi a dover affrontare seriamente il tema della guerra, fino ad ora vissuto a livello virtuale o addirittura videoludico. Si è perforata quella "bolla di filtraggio", di cui parlava Eli Pariser nell'ambito della sociologia digitale. Alcuni studi hanno effettivamente mostrato come, dalla generazione dei baby-boomers in poi, la percezione della guerra sia cambiata, affidata spesso al filtro cinematografico o, appunto, ludico. Eppure, proprio in un momento nel quale si parla di riarmo, secondo i dati di "l'"Eurobarometro", quasi la metà dei giovani europei mette al primo posto nella scala delle loro priorità avere assicurate condizioni di pace.

Ascoltando sulla questione diversi ragazzi, questi dati vengono in effetti confermati. Quando tuttavia si chiede loro un parere su quali potrebbero essere gli strumenti per assicurare la pace, i dati si fanno più confusi. Diversi giovani non hanno saputo prendere una posizione sul riarmo, poiché, come dicono, ci si basa «esclusivamente su quello che proviene dai media», di cui evidentemente non si fidano più. «Di base non credo di essere a favore del riarmo, penso che per la pace non serva riarmare l'Europa. Però poi penso all'Ucraina, forse lor avrebbero bisogno di aiuto», ci ha risposto più di un giovane. Insomma, il riarmo, inteso come diritto alla legittim difesa, «ha i suoi pro e i suoi contro». Questo il senso della risposta di molti giovani che non hanno saputo prendere una posizione precisa. «La storia che si studia a scuola, secondo me, non ci mette nelle condizioni di avere un pensiero circa una comunità europea. Si esce da scuola senza un'idea chiara di cosa sia una comunità come quella Europea», confida una giovane fresca di diploma di maturità. Questa sorta di carenza esiste da tempo ed è stata confermata da diversi altri ragazzi, i quali sostengono di uscire da scuola senza una formazione adeguata in merito a questo senso di appartenenza, che invece di questi tempi tanto servirebbe. Non è un caso che per aumentare la conoscenza dei giovani in materia siano presenti, in Italia, molte iniziative che permettono di vivere sulla propria pelle la realtà europea. Ne è un esempio il "portale europeo per i giovani", un'iniziativa curata dalla Commissione europea e focalizzata sull'accesso alle informazioni e alle opportunità in ambito europeo rivolte ai giovani tra 13 e 30 anni in tutta Europa. I temi di cui si parla sono: istruzione, occupazione, partecipazione, cultura, inclusione sociale, salute, mobilità e volontariato. In occasione delle scorse elezioni europee un sondaggio curato da Skuola.net su un campione di 3.100 ragazze e ragazzi tra i 13 e i 29 anni aveva messo in mostra alcuni dati interessanti e che potrebbero spiegare la confusione che spesso si registra quando di parla di Europa. Da quel sondaggio era, infatti, è risultato che «8 giovani su 10 si sentono più italiani che comunitari». Tuttavia, quasi l'80% dei giovani si sono dichiarati felici di vivere in Europa. Un dato che aumenta all'85% se si considerano i soli giovani tra i 13 e i 17 anni. Un altro sondaggio realizzato nel 2022 da ThinkYoung e Feps e che ha coinvolto oltre 7.300 giovani europei tra i 18 e i 38 anni, ha decretato che più del 60% degli intervistati era favorevole a un aumento delle spese militari, anche se poi alcuni affermavano che «se scegliessimo la via del riarmo, sarebbe un grande problema. Temo il conflitto mondiale», oppure: «ritengo sia cosa giusta utilizzare diversamente i fondi per il riarmo, ad esempio per la sanità». Sono risposte che dimostrano come fra i giovani le posizioni differiscono molto. Come si poteva immaginare, una linea comune non esiste. Tra paura, tensione e un filo di rifiuto di un concetto di guerra evolutosi lontano dalla vita dei giovani europei, le nuove generazioni sono ora chiamati a confrontarsi con una nuova realtà che li mette dinanzi a una prova importante: quella dell'appartenenza all'Europa.

L'Osservatore Romano - 29/03/2025

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