Acqua e fuoco dai cieli di Gaza
Acqua e fuoco. Salvezza e morte. Il traffico aereo delle aree di guerra, tra gli attacchi e gli aiuti umanitari, assume una consistenza sempre maggiore.

Dolore, strazio. Bombe e violenza. Ma negli ultimi giorni anche salvezza e cibo. Tra i bombardamenti per via aerea e gli aiuti umanitari i cieli di Gaza sono assai affollati. Da mesi una nube di fumo aleggia su tutta l'area: gli attacchi aerei neanche si contano più. Ultimi tra questi gli assalti che hanno tolto la vita a più di 34 civili palestinesi tra il 5 e il 6 marzo in diversi quartieri: l'agenzia Wafa riporta una ricostruzione dettagliata delle zone attaccate in queste ultime 48 ore con tanto di incremento del numero delle vittime. Neanche le mura di casa sono più un posto sicuro: bersaglio di gran parte di questi bombardamenti per via aerea sono proprio le abitazioni dei civili.
"Empty sky" cantava Bruce Springsteen nel 2002. Un cielo vuoto, quello descritto nel brano, che fa da cornice a "un sangue nelle strade, un sangue che scorre per terra": un riferimento al senso di smarrimento che la guerra può causare, tale da svuotare l'essere umano dei suoi affetti a favore di un mondo in cui regna il vuoto. Un'identità sempre meno definita, volti sopraffatti di polvere e spesso contenenti disperazione e dolore. Ecco che anche il cielo di Gaza diviene vuoto nonostante sembri assai colmo.
Il cantautore statunitense si riferiva all'11 settembre 2001: il concept album che contiene la traccia descrive la situazione in America dopo gli attacchi alle Torri gemelle. Ma si sa: la violenza è violenza, in qualunque forma essa si presenti. E se è vero che viviamo in un mondo sempre più globalizzato, c'è da riconoscere come il concetto di guerra unisca tanto nel modo in cui la si vive, tramite la solidarietà, quanto nei vari aiuti umanitari che vengono forniti. Proprio gli Stati Uniti sono artefici di una "gioia", se così la si vuole chiamare, nella disperazione: pochi giorni fa, come documentato da numerosi video che sono stati diffusi sui social network, tanti paracaduti contenenti cibo sono scesi dal cielo di Gaza: 38 mila pasti per una folla pronta a cogliere il contenuto dei sacchetti combattendo così un altro grande nemico che i civili sono costretti ad affrontare: la carestia. La malnutrizione cresce, gli ospedali, quelli integri, si riempiono e già 15 sono i bambini morti di fame. Solo una settimana fa la corsa al cibo che ha provocato 112 morti e oltre 760 feriti. Una folla che si è accalcata in cerca di un pezzo di pane e che si è vista aprire gratuitamente il fuoco contro.
Una calca che, con la pioggia di cibo proveniente da quel cielo soleggiato, si è tramutata in un'unione di civili, uomini e donne, bambini e anziani, che insieme sono corsi sulla spiaggia di Rafah per cogliere una cascata d'oro volta ad alleviare un dolore che inevitabilmente avanza. Il primo di questi lanci poco più di una settimana fa: ora sono diversi i paesi che stanno valutando di inviare aiuti umanitari di questo tipo. L'Unione Europea vuole, infatti, incrementare le possibilità di inviare risorse di questo tipo nella striscia di Gaza.
Un cielo pieno quello di Gaza in questi ultimi giorni. Ma anche un cielo vuoto. Fuoco e cibo. Sangue e sospiri. Una piccola stella che splende in un buio sempre più profondo. E profonde, sempre più, sono le ferite.